In “1t1me”, la tecnica diventa il cuore pulsante di una poetica che celebra l’imprevedibilità e l’unicità del ritratto. Ogni opera nasce attraverso un processo complesso, che affonda le radici nella fotografia tradizionale ma si avventura in territori sperimentali e contemporanei. L’artista utilizza un banco ottico, uno strumento che impone rigore ma, al contempo, apre le porte alla sorpresa. Il mezzo prescelto è una carta diretta positiva, trattata poco prima dello scatto per addolcirne i contrasti e garantire una resa morbida, quasi pittorica.
Il rituale del ritratto qui richiede pazienza e partecipazione. Il soggetto deve rimanere perfettamente immobile, appoggiando la testa su un apposito supporto, un richiamo alla ritrattistica ottocentesca che sfida il dinamismo del presente. Ma è nella fase successiva che si sprigiona la magia: anziché immergere la carta nel rivelatore, il fotografo applica manualmente il rivelatore a pennello, in una gestualità che richiama quella del pittore. Il risultato è un’esplosione di imprevedibilità. L’immagine emerge lentamente, i tratti del volto si delineano attraverso sfumature e macchie che sfuggono al controllo totale del fotografo.
Ogni scatto è una copia unica, irripetibile; anche ripetendo il processo, il risultato sarà inevitabilmente diverso, come una firma dell’incertezza impressa su carta. La relazione tra fotografo e soggetto si configura come un dialogo intimo, una co-creazione che richiede curiosità reciproca.
“1t1me” è un progetto che esplora l’incertezza come veicolo di autenticità, un’opera d’arte vivente che celebra il potere della sorpresa e della vulnerabilità nel ritratto. Attraverso una tecnica che abbraccia l’imprevisto, l’artista invita lo spettatore a riflettere sul valore dell’unicità in un mondo ossessionato dalla riproducibilità.
In “1t1me,” technique becomes the pulsating core of an artistic vision that celebrates the unpredictability and uniqueness of portraiture. Each piece emerges from a complex process, rooted in traditional photography yet venturing into experimental, contemporary realms. The artist employs a monorail camera, a tool that demands precision while opening doors to serendipity. The chosen medium is direct positive paper, treated moments before exposure to soften contrasts and achieve a delicate, almost painterly quality.
The portrait ritual demands patience and participation. Subjects must remain perfectly still, their heads resting on a specialized support—a nod to 19th-century portraiture that defies our era’s restlessness. The magic unfolds in the subsequent phase: rather than immersing the paper in developer, the photographer applies it manually with a brush, echoing a painter’s gesture. This technique sparks an explosion of unpredictability. The image emerges gradually, facial features materializing through nuances and patterns that elude the photographer’s complete control.
Each exposure yields a unique, irreproducible artifact. Even if the process is repeated, the outcome inevitably differs, like an imprinted signature of uncertainty. The relationship between photographer and subject evolves into an intimate dialogue, a co-creation born of mutual curiosity.
“1t1me” is a project that probes uncertainty as a conduit for authenticity—a living artwork celebrating the power of surprise and vulnerability in portraiture. Through a technique that embraces the unexpected, the artist invites viewers to contemplate the value of uniqueness in a world fixated on reproducibility.