Le fotografie “Still LiVe”, sono un manifesto della lentezza, del piacere dell’osservazione, del recupero della riflessione.
GG prende un oggetto di uso comune del suo ambiente domestico, apparentemente non più utile perchè vecchio, rotto o conservato solo per motivi affettivi. Lo posiziona nello spazio e usa il banco ottico. Prima dello scatto lo studia con calma, intesse con l’oggetto un dialogo intimo fino a trovare una visione che gli restituisca una nuova vita.

Difficile che riesca al primo tentativo. Tutte le varie prove sono misurate, meditate, lente. La velocità non appartiene al banco ottico. Ogni prova è ben studiata, poi sviluppata in camera oscura e scansita con una tecnica particolare per visualizzarla. Ci possono volere diversi giorni per arrivare al risultato giusto. Ma sono giorni che hanno il piacere della lenta riscoperta di un passato di cui in qualche maniera ti riappropri.

Siamo molto lontani qui dalla velocità di esecuzione tipica del digitale e ancor più lontani dalla frenetica fruizione delle immagini sui social. Il risultato è un’immagine che prorompe con la sua ricchezza di dettagli, che esplode specialmente quando vista stampata in grande formato. L’oggetto diventa seducente, spesso si trasforma in qualcos’altro, non è immediatamente intellegibile. La prospettiva, i dettagli, la luce, stimolano l’osservatore a partecipare attivamente a questa nuova visione.

Lungi dall’essere una interpretazione nostalgica, l’opera porta il fruitore a indagare la forma, a soffermarsi, ad osservare particolari, a perdersi nelle sfocature, e così facendo a riappropriarsi del suo tempo in un gesto di osservazione profonda.

In questo mondo frenetico e concitato, nulla smette mai di avere senso e tutto può tornare a vivere in modi molto diversi. Tutto può essere still live, se solo sappiamo fermarci a osservare e a immaginare.

The “Still LiVe” photographs serve as a manifesto for slowness, the joy of observation, and the rekindling of contemplation.

GG selects an everyday object from his domestic surroundings, one that might seem obsolete due to age, damage, or retained solely for sentimental value. He carefully positions it in space and employs a monorail camera. Prior to capturing the image, he patiently studies the object, engaging in an intimate dialogue until he discovers a perspective that breathes new life into it.

Rarely does he succeed on the first attempt. Each trial is deliberate, thoughtful, and unhurried. Speed has no place in large format photography. Every shot is meticulously planned, developed in the darkroom, and then the fil is scanned using a specialized technique to optimize the result. Achieving the perfect shot may take several days. Yet, these days are filled with the pleasure of gradually rediscovering and reclaiming a piece of the past.

This process stands in stark contrast to the rapid execution typical of digital photography and is even further removed from the frenetic consumption of images on social media. The outcome is an image that bursts with rich detail, particularly striking when printed in large format. The object becomes alluring, often transforming into something else, not immediately recognizable. The perspective, intricate details, and lighting compel the observer to actively engage with this novel vision.

Far from being a nostalgic interpretation, the work leads the viewer to investigate the form, to linger, to observe details, to get lost in the blurs, and in doing so, to reclaim their time in an act of deep observation.

In our hectic, fast-paced world, nothing ever truly loses its meaning, and everything has the potential to be reborn in diverse ways. Any object can embody “still life” if we simply pause to observe and imagine.