Prima di diventare un artista, GG è stato per oltre 20 anni un imprenditore e startupper. Ha viaggiato e vissuto negli Stati Uniti, ed è proprio qui che matura la sua narrativa artistica, in primis sul tema del pregiudizio razziale. Nello stesso periodo inizia a scattare immagini nei luoghi dove lavora – a ritmi folli – per le sue start up e clienti. Sono fotografie di building iconici, in bianco e nero, caratterizzate da un costante avvolgimento in un cielo nero profondo.
Un giorno, GG ha una improvvisa intuizione. Introduce istintivamente la figura di un gabbiano nel cielo. Un chiaro artificio, che però gli rivela immediatamente il senso di tutta la sua produzione. Abbandonando la sua vita da startupper poco tempo prima, era diventato lui stesso quel gabbiano che vola lontano da quel grattacielo, preferendo la libertà, seppur nella solitudine e nelle incertezze di un cielo nero. Da qui le architetture di GG si sono trasformate in “Cages” (gabbie). Un progetto fotografico che mostra architetture di celebrata bellezza, quasi sculture monumentali del nostro tempo, ma che possono essere gabbie che ti privano della tua libertà più interiore, della qualità del tempo, rendendoti succube di ritmi e processi che non ti appartengono o dentro i quali non ti riconosci più.
Before becoming an artist, GG was an entrepreneur and startup founder for over 20 years. He traveled and lived in the United States, and it was here that he developed his artistic narrative, primarily focusing on the theme of racial prejudice. During this time, he began taking photographs in the places where he worked – at a frantic pace – for his startups and clients. These were black and white images of iconic buildings, characterized by a constant envelopment in a deep black sky.
One day, GG had a sudden insight. He instinctively introduced the figure of a seagull in the sky. A clear artifice, which immediately revealed to him the meaning of all his work. Having abandoned his life as a startup founder shortly before, he had become that seagull himself, flying away from that skyscraper, preferring freedom, albeit in the solitude and uncertainties of a black sky.
From this point, GG’s architectures transformed into “Cages”. A photographic project that showcases architectures of celebrated beauty, almost monumental sculptures of our time, but which can be cages that deprive you of your innermost freedom, of the quality of time, making you a slave to rhythms and processes that do not belong to you or within which you no longer recognize yourself.