Il progetto nasce da un incontro sconvolgente, la storia di Habibou Camara Peroni, uno dei tanti migranti che nel 2015 affrontano il Mediterraneo in cerca di salvezza. Imbarcato a Tripoli contro la sua volontà, insieme ad altre novanta persone tra uomini, donne e bambini, Habibou si trova costretto a intraprendere un viaggio verso l’Italia.
A mezz’ora dalla partenza, gli scafisti abbandonano l’imbarcazione, lasciando ai naufraghi una sola indicazione: “Seguite quella stella”. Un suggerimento tragicamente inutile per persone prive di qualsiasi esperienza marina. Ciò che segue è un’odissea di disperazione: un naufragio, un salvataggio mancato, poi un altro tentativo che rischia di trasformarsi in catastrofe. Dopo oltre 24 ore di terrore e sofferenza, Habibou riesce finalmente a toccare terra in Italia, ma molti altri non ce la fanno.

Questa esperienza, intrisa di dolore e fatalismo ha scosso GG. Colpito dalla crudeltà dell’abbandono e da quell’istruzione paradossale, ha deciso di trasformare questa storia in un’opera artistica potente e toccante.
Il progetto si sviluppa attraverso un’installazione site-specific composta da cinque grandi pannelli fotografici, esposti in acqua. Le immagini raffigurano una singola stella in un cielo nero, simbolo di una fragile speranza immersa nell’oscurità assoluta. Ogni pannello mostra la stella in una posizione diversa, evocando il disorientamento e l’assurdità di una guida così precaria in un mare ostile.

Questa installazione invita lo spettatore a riflettere sull’abisso di smarrimento e disperazione vissuto da chi, come Habibou, si è trovato ad affidare la propria vita a un’indicazione senza direzione, in balia di un destino incerto. È un’opera che non solo racconta la tragedia della migrazione, ma pone interrogativi profondi sulla fragilità umana e sull’indifferenza del mondo che osserva da lontano.

The project stems from a harrowing encounter with the story of Habibou Camara Peroni, one of countless migrants who braved the Mediterranean in 2015 in search of a better life. Forcibly embarked in Tripoli alongside ninety others—men, women, and children—Habibou found himself thrust into an involuntary journey towards Italy.

Merely thirty minutes after departure, the human traffickers abandoned the vessel, leaving the desperate passengers with a single, chilling directive: “Follow that star.” This instruction, tragically futile for individuals devoid of nautical experience, set the stage for an odyssey of unimaginable despair. What ensued was a harrowing sequence of events: a shipwreck, a failed rescue attempt, and another perilous voyage that teetered on the brink of disaster. After more than 24 agonizing hours of terror and suffering, Habibou miraculously reached Italian shores, while many of his fellow travelers perished at sea.

This heartrending tale, steeped in anguish and cruel fate, profoundly affected GG. Moved by the callousness of abandonment and the paradoxical nature of the smugglers’ instruction, he resolved to transmute this narrative into a powerful and evocative work of art.

The project manifests as a site-specific installation comprising five large photographic panels submerged in water. Each image portrays a solitary star set against a pitch-black sky, symbolizing a fragile beacon of hope engulfed by absolute darkness. The star’s position varies across the panels, evoking the disorientation and absurdity of such an unreliable guide amidst a hostile sea.

This immersive installation invites viewers to contemplate the profound sense of loss and desperation experienced by those who, like Habibou, found themselves entrusting their lives to a directionless command, at the mercy of an uncertain fate. The artwork not only narrates the tragedy of migration but also poses profound questions about human vulnerability and the indifference of a world that watches from afar. It serves as a poignant reminder of the ongoing humanitarian crisis and the desperate measures people take in pursuit of safety and a better life.